Parlavo ieri di una conchiglia. Eccola qui, la sua storia, in un racconto che ho scritto parecchi anni fa (2006?), Jadransko More, La Conchiglia Bianca (cliccare per leggere...). La musica non si era palesata ancora, mentre scrivevo, nè mi aveva mai sfiorata quell'intuizione di ieri, affiorata mentre ragionavo di donne, delle mie donne di famiglia (senza trascurare il fatto che devo alla mia bella sorella la sopravvivenza di questo testo, da me perduto nei meandri della rottamazione digitale). Tra le righe, affiora un'esigenza di chiarimento del rapporto tra la Musica e la Donna e quella conchiglia. C'è sì la profondità del ricordo infantile e dei legami di sangue, di pancia, di profondità; ma c'è pure il fatto di un sentimento del mondo inteso - come dire? - al femminile. Con sensazioni e impressioni che non si dicono, ma si sentono e soltanto si possono "cantare", forse in versi, in forse musica, ma anche in altri modi molto diversi, per esempio curando una pianta, una pietanza, una persona... un'opera, insomma, intesa in senso molto ampio.
La mia riflessione si ferma qui, sull'incontro tra tre "cose": 1) un ricordo infantile e un racconto che ne parla: e nei miei occhi c'è ancora l'insenatura di Vallegrande_Vela Luka come la vedevo arrivandoci in barca, ma pure sulle carte nautiche, un imbuto verdeggiante di vegetazione e acque profonde (e affondando del tutto e senza scrupoli nella finzione - che poi altro non è se non "rappresentazione" - mi affido di nuovo agli occhi e al pennello di Nikolay Reznichenko); 2) la percezione - a memoria - della voce marina della mia conchiglia, custodita ancora nella casa di mia madre; 3) la sensazione che in musica io vorrei davvero raccontare tutti i mondi e le storie che più o meno direttamente quella conchiglia contiene e potrebbe testimoniare: le mani che l'hanno pescata, quelle che l'hanno pulita e poi passata di mano; le situazioni nelle quali stavano immerse le persone e la storia e la geografia che si trasformavano; le emozioni segrete, le passioni nascoste; la lotta quotidiana, i paesaggi perduti: e tanto altro; e infine il mio stesso sentire davanti al baluginare di questa immensa ricchezza, che mi ammicca e tintinna dal forziere che ho dissepolto... più dalla pancia che dalla memoria, come il mare che esce cantando dalla pancia della conchiglia.
Un inizio. O forse un nuovo inizio, reso possibile dalla Musica.