Ibla Grand Prize! Incredula e felice, torno dal concorso Ibleo/Newyorkese con la mia menzione come compositore sotto braccio e con ancora un po' di curiosità per i risultati definitivi, che sono in corso di elaborazione.
Tante esibizioni, tante "location" molto belle e prestigiose e, a dispetto del milieu decisamente "colto", un certo coraggio di cantare alla mia maniera, oltre che di suonare alla mia maniera.
Ed è andata bene.
Sembra strano, ma essere me stessa ha pagato anche stavolta. Mi sembra sempre ovvio e inevitabile, dopo essere atterrata sana e salva. Ma non è mai così scontato, prima di volare giù dal bordo del burrone...
Prima di lasciare a un po' di immagini il compito di raccontare il mood del concorso, vorrei ricordare qui qualcuno, la cui tenerezza mi ha molto insegnato. Un piccola deliziosa signora, che si chiama Chieko Arake, da Kumamoto, Giappone.
La vedete qui, in un selfie che teneva moltissimo a fare escludendo se stessa, per avere un ricordo di me. Chieko è una strumentista, suona il sax soprano cimentandosi in repertori impervi del calibro dei Capricci di Paganini e altri, per nulla agevoli nelle trascrizioni per i fiatisti.
Alla sua ultima esibizione, avvenuta, non per caso e non per l'unica volta, quasi a mezzanotte, in una sala di teatro ormai abitata solo dai giurati e da pochi coraggiosi ascoltatori, questa deliziosa personcina si è esibita per venti minuti di fila ed è scesa dal palco tesa come una corda di violino. Sono andata a salutarla, un po' cotta anche io e desiderosa di accasciarmi sul letto della bella Locanda Don Serafino, dopo una serata suonante/cantante, e lei è scoppiata in lacrime.
Non solo io, ma anche una giovane giurata di cui ancora ignoro il nome l'ha soccorsa, cercando di convincerla che tutto andava bene, che la musica non si misura con il metro del perfezionismo, ma con la generosità, specificamente quella da lei spesa nel suonare a tutto fiato Telemann, nonostante la difficoltà della situazione. Perchè il concorso si connotava proprio per questo tipo di prova, non da tutti digerita nè per tutti digeribile: non solo e non tanto la tua abilità musicale era sotto esame, ma anche e soprattutto la tua resistenza allo stress e la tua capacità di muoverti nelle diverse e non univoche situazioni in cui dovevi esibirti.
"It's just music" le ripeteva la giurata, ma restava inerme e inefficace al cospetto del non-inglese di Chieko.E la piccola e cara Chieko ripeteva tra le lacrime l'unica parola in inglese che sapesse: "Thank you" (l'altra, universale, era "Trieste").
Però poi si è consolata: quando finalmente è tornata nel backstage a prendere la sua custodia e due sicilianissimi superstiti del pubblico le hanno chiesto - a gesti - di informarli sulle caratteristiche del suo dorato saxofono e sulle problematiche del suonarlo.
E Chieko ha finalmente colto che il suo generoso slancio, che tanto le pareva imperdonabilmente imperfetto, aveva colpito il cuore e l'interesse di persone sì profane, ma capaci di curiosità, ascolto, apertura mentale e pure di resistenza. Perchè erano lì. Erano rimaste lì fino alla fine proprio per lei e per parlarle avevano pure aspettato che le lacrime le passassero.
Volata il giorno dopo da Catania a Berlino, da Berlino a Helsinki e da Helsinki in Giappone (non so se mi spiego!!!!), la volonterosa saxofonista ha avuto parole piene di tenera gratitudine per la sottoscritta - questa grezzolona furlana-quasi-triestina grande e grossa e quindi decisamente più robusta in fatto di tolleranza alle frustrazioni - che si è trovata nel posto giusto al momento giusto... come accade quando ci si affida alla musica per essere se stessi.
Grazie Chieko, sei stata un'esperienza profonda, grande e istruttiva, in questa avventura!