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Cate

Viaggio in Sicilia - Seconda puntata


Ma Ragusa Ibla non è solo Grand Prize, ci mancherebbe. E' tanto altro. Il Barocco tutelato dall'Unesco, come nel resto del Val di Noto, in modo particolare a Ragusa, Modica e Scicli. I mascheroni burlanti che fanno capolino sotto i balconi dei palazzi, le volute dei fogliami arrampicati in cima alle colonne delle chiese e i santi avventurosamente affacciati sugli spigoli o sopra i cornicioni. Due patroni, uno per di Ragusa e l'altro per Ibla: sebbene la città sia amministrativamente una, i campanili sono due e due le cattedrali, San Giovanni a Ragusa superiore e San Giorgio a Ragusa Ibla. Nemmeno il terremoto del 1693, che tutto devastò e con ciò diede fiato alla rinascita della città sotto il segno prodigioso del Barocco, riuscì a unificarli, i due campanili... sebbene oggigiorno - mi dicono - l'annuale processione dei santi avvenga una volta con trasferta di San Giorgio verso Ragusa superiore e la successiva con passeggiata di San Giovanni fino a Ibla.

Ragusa Ibla è pure i dolci, anzi: prima di tutto; e poi altre pietanze meravigliose. I pani, le focacce, i cannoli, le cassate, i gelati, le granite, i cornetti, le brioches abbottonate, la pasta con le sarde, la tunnina... E via andare!

E Ragusa Ibla è le donne. Le donne iblee, le donne ragusane, le donne vittoriesi, quelle che ho conosciuto meglio e più delle coreane, giapponesi, statunitensi, australiane, filippine, francesi etc. che gravitavano intorno e dentro ai luoghi da concerto.

Tra le donne del luogo la più incantevole è stata la bellissima Natalia Cecere, che di norma trovavo riservatamente seduta davanti alla sua boutique Falpalà, insieme alla giovane Julie, che studia sociologia e però pure lavora con Natalia (trovate Falpalà su Facebook come: Falpalà - Dress&Bags; su Instagram come: iblafalpala).

Ci siamo incontrate al bar Donnafugata, vicino a Piazza Pola, dove, appena vista la fisa sulle mie spalle, Natalia mi ha offerto non uno ma due caffè e mi ha spiegato che tempo fa sognava di suonare la fisarmonica, aveva pure iniziato, ma poi ha rinunciato e - alla sua famigliola, composta da lei, un marito e due bambine - ha aggiunto anche la dolce cagnetta Liz.

Falpalà se ne sta in una stradella vicina al grande passeggio di Piazza Duomo, ben ritirata affinché solo chi la cerca la possa trovare (e se andate a Ibla, dovete cercare Falpalà: guardate le indicazioni della tonda bambolona bidimensionale, che garbatamente vi indica la strada proprio dall'angolo del magnifico Circolo di Conversazione).

Natalia è stata una sorpresa continua: il giorno dopo i caffè la trovo che pulisce i "Tinniruma" (i germogli delle foglie di "zucchina serpente", a Palermo detti "Tenneruma", secondo il mio marito d'oro zecchino, a sua volta mezzo palermitano), standosene seduta fuori dal negozio su una seggiolina; offre quindi la sediolina pure a me e a chi - passando - ha voglia di spendere il suo tempo nel piacere lento e confortevole della buona conversazione.

Il giorno dopo arrivano gli amici di Vittoria e con loro, in un lento centellinare di incontri, arriva anche la bella agente immobiliare che ha l'agenzia poco più in là e che cerca un ventaglio perchè domani ha una laurea, dove sarà vestita di rosso; e poi arriva pure la postina che - ovvio, succede sempre e dappertutto - si sofferma qualche po' a spiegarci la sua ricetta della torta di cioccolato e noci, quella torta che del tutto impropriamente e inspiegabilmente, secondo Natalia e gli iblei e i ragusani tutti, viene chiamata in giro per l'Italia "caprese".

Natalia quindi viene a sentirmi suonare e cantare, mi presenta le sue figlie, una piccola brunetta vispa e una dolce biondina che fa onore agli avi Normanni. E poi favoleggia, Natalia, di future promozioni del mio lavoro musicale qui a Ibla e magari anche a Vittoria, il suo paese d'origine: un posto che lei rimpiange, per quanto sia stato e resti molto duro, tanto diverso dal gioiello ibleo, quest'Isola nell'Isola dove il cielo, i tufi, gli ulivi, il Barocco e il paesaggio naturale riempiono il cuore di un grande profondo respiro mediterraneo, che con il suo profumo fa riposare, finalmente, tutti i pensieri e tutti gli affanni.

Natalia scova nella sua boutique, dove vende solo artigianato femminile siciliano, le collane per le mie donne: la mia cara zia Maria Ida Piacentini Aliberti (lo sponsor, ricordate? Benedetto il momento!) e per Paola Gaudioso, la sua nipote acquisita e quindi mia cugina acquisita, mezza siciliana pure lei, artefice della logistica del mio viaggio; e per mia mamma Silvia Piacentini, che s'è proprio meritata un segno di gratitudine con le parole e i sentimenti poetici che hanno dato anima alla mia "Vigi", apprezzata tanto anche qui, al Grand Prize, come al Concorso Bruno Serri.

Ebbene, Ibla e le donne, tutte.

Ibla secondo me è donna. Qui abita quella conchiglia bianca di cui ho inziato a dire (cliccare per credere).

Gustate le immagini. Sono vestigia, ma capirete.


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