E trovate pure me, che a Ibla mi misuravo come compositore strumentista e che (come detto in questo post) quando ci sono andata "me la facevo in mano".
Mi trovate in classifica tra i dieci musicisti "most distinguished" arrivati a quota 8.80, ovvero al quarto posto assoluto. Che per me è un piazzamento doppiamente incredibile, perchè questo voto porta con sé anche la valutazione più alta conferita ai compositori, che - a parimerito - io e il collega Michail Travlos condividiamo.
In un quadro di eccellenze e di standard di giudizio non basati su confronti tra le unicità di ciascuno, che non sono mai commensurabili, ma su elementi di qualità assoluti, c'è da star contenti!
Ma ciò che rende veramente contenta me è riscoprire che solo nuotando nell'alto mare sconosciuto, che tanta paura sempre fa, si incontrano quell'Ascolto e quel Rispetto che spesso ci sfuggono nella vita quotidiana: quasi per contrappasso, proprio le acque sconosciute ci portano alle isole beate, come nella bellissima Onda su Onda di Paolo Conte (sentite qui la bella versione di Bruno Lauzi). In musica, la mia prima rivoluzionaria esperienza è stata il Concorso Bruno Serri, sia nel 2016 che nel 2017 (vedi i post Tutti a Serra! #1 e #2).
Ibla ha confermato questa convinta intuizione.
Ma, per la verità, l'esigenza di raggiungere il largo è per me nata molto prima, lontano dalla musica, vicino a quella voce del mare, di cui ho già parlato e di cui spesso parlerò ancora.
Ed è per questo che sono felice.
Ciò che tanti anni fa è stato Naufragio, oggi è Libertà.
Libertà di nuotare nel grande mare, dove solo si può essere se stessi e dove solo - secondo me - si può veramente cercare ciò che ha senso profondo.
Affondando in una bella e appropriata immagine di Giorgio, mio marito (che meglio di tutti sa comprendere e dare parola ciò che io indistintamente sento ribollirmi dentro), ai prudenti abitatori di ogni stagno, così come a me stessa quando mi faccio rana troppo a lungo, con sincero affetto raccomando: nuotate al largo. Nuotate al largo.
E' la cosa più bella che si possa fare.
Forse l'unica cosa che davvero siamo liberi di fare.
Ps. Ah, vi ricordate la piccola Chieko Arake, la sassofonista così disperata per il suo Telemann che le sembrava un immane fallimento? Quanto ha patito e quanta strada aveva fatto per patire così tanto!
Scrivendomi dal Giappone - benedetto sia il traduttore di Google - era ancora disperata diversi giorni dopo il suo rientro dalla Sicilia ed era atterrita da un concerto che doveva tenere, con il solito Telemann, nella sua città.
Beh, Chieko ha avuto la mia stessa valutazione, insieme a una menzione proprio per l'esecuzione di Telemann. Quarta assoluta, grazie al suo Mostro Sacro. E quanto, quanto ha patito, povera cara! Questo davvero lo sappiamo solo lei ed io!!!
Questo fatto ha reso ancora più grande la mia contentezza. Perchè mi ha confermato che i pesciolini più piccoli e fragili, nel mare grande, trovano tutto ciò che osano cercare. Bellezza, diversità, ascolto, rispetto. E Spazio, tanto Spazio dove non pestarsi i piedi e non farseli pestare, dove fare i necessari passi indietro o le fughe in avanti, quando contrasti inevitabili o dannate prepotenze costringono a questo.
E in tutto ciò, più il cuore batte forte, per l'incertezza e a volte anche per la disperazione, più il ritorno delle brezze leggere e la scoperta di nuovi territori riescono dolci.
Nuotate, nuotiamo...