Come anticipavo qui, sono infine effettivamente andata allo Studio di registrazione Il Cortile di Milano, per registrare qualche mia musica originale, da depositare nel data base professionale e da affidare alle selezioni dal progetto della Fondazione Estro Musicale a sostegno della musica d'autore.
fonte immagine: www.ilcortilestudio.com
Naturalmente - dannazione - ero senza macchina fotografica! Così posso solo raccontare a parole che il portone verde del cortile dove sta Il Cortile si trova proprio al civico accanto al Blue Note, nella via Pietro Borsieri, quartiere Isola.
Arrivarci alle due di pomeriggio, come è capitato a me, con gli alberi ancora verdi di fine estate e un'atmosfera milanese insolita - almeno in base al mio vissuto di quella città - forse perchè ancora tutta agostana, mi ha dato una piacevole sensazione, assai poco frenetica, vagamente rionale, anche se per nulla provinciale...
fonte immagine: blog urbanfile.org
La via Borsieri mi sembrava davvero uno scorcio di Bohème (forse un po' neo-millenario, ok...), con i bistro semivuoti e tranquilli, qua e là un signore o una signora con il cane a guinzaglio, il bellissimo fruttarolo con il banchetto di frutta perfetta esposta senza protezioni di sorta all'estro dei passanti anche in orario di chiusura e i dehor di pub e ristoranti lindi e poco affollati, con i clienti ben accomodati ai tavolini con l'aria di chi si sente senz'altro a suo agio, al proprio posto, nella Capitale Morale d'Italia.
Scesa dal taxi con la fisa sulle spalle, studiato il campanello con una buona ora di anticipo, mentre mi dirigo verso il bistro Nordest, adocchiato già dal taxi, vengo intercettata da Massimo Caso, che siede al Ristorante Borsieri, tra il portone verde e l'ingresso da palazzo imperiale cinese del Blue Note (a quest'ora ben sprangato, si capisce) e mangia un attraente piatto di tagliatelle. Massimo sarà il mio garbato, paziente e abilissimo Virgilio in sala di registrazione: produttore e tecnico del suono di chiara fama, conduce le attività dello studio Il Cortile ed è uno degli animatori della fondazione Estro Musicale, insieme al musicista, compositore e didatta Amedeo Bianchi (che conoscerò sul filo di lana della mia partenza, al suo arrivo da un viaggio di lavoro più lungo del previsto) e all'imprenditore Luca Rovati, mecenate dell'iniziativa.
Ho avuto abbastanza esperienza dei portoni milanesi, tanti anni fa, quando ero un ricercatore e facevo un'altra vita.
fonte immagini: http://www.gobbi1842.com/it/project/isola-porta-garibaldi-e-porta-nuova-scopri-guida-milano/
A quei tempi il Bosco verticale di Stefano Boeri (cosi come gli altri grattacieli che in questo decennio hanno surclassato - tra la Stazione Centrale, Porta Nuova, Garibaldi e l'Isola - anche il mitico Pirellone... e non tutti agghindati di terrazze verdeggianti) non aveva ancora preso luogo nell'Isola, bosco ad oggi composto per la verità da una sola "torre verde", rispetto alle due in progetto. Io mi occupavo di pianificazione territoriale e di visioning della Città, da geografo e aspirante esperto di politiche del territorio urbano, già laureato e già addottorato, ma non bastava a riuscire a lavorare, ahimè, quindi stavo facendo a Milano anche un master.
Avevo spesso più di qualche titubanza frequentando le lezioni e i laboratori della Domus Academy insediata nel cosiddetto distretto della cultura di via Savona, cioè nelle aree ex industriali e allora in prima gentrificazione fuori Porta Genova, e ascoltando in persona le lezioni degli stessi studiosi di cui tra laurea e dottorato avevo studiato i libri, provenienti dai Politecnici di Torino, di Milano e dallo IUAV di Venezia (incluso Boeri). Titubavo quando il mio estro nel guardare le cose della città (e del mondo e della vita e di me stessa e degli altri) si sentiva a netto disagio per il troppo vetro sotto cui finivo per trovarmi, per la troppa distanza tra la realtà urbana che mi passava sotto i piedi quando vagavo tra i portoni e quella che studiosi ed esperti mi proponevano di maneggiare in prospettiva progettuale, tra denominazioni scelte ad effetto, presentazioni ricche di effetti speciali per i partner finanziari e riflessioni povere non tanto di esperienza o conoscenza della vita urbana, quanto di un vero interesse per la vita tout court.
Mi piaceva tanto, l'ho detto, e mi è continuato a piacere, vagare un po' da un portone all'altro, annusare ciò che usciva dalle finestre aperte dei piani rialzati, origliare le chiacchiere nei dehor dei locali, capire forse poco sulle prime, ma sentire tanto quanto bastava per poi riflettere. E da lì iniziare a fare quello che ritenevo fosse il mio mestiere, cioè confrontare, approfondire, conoscere, per aiutare chi di dovere a decidere in modo sensato come sostenere la vita della e nella Città.
E' finita che ho dovuto fare fino in fondo alla mia maniera: ho tirato un grosso sasso contro i vetri robusti di una competenza troppo compromessa con interessi forti, più che inadeguata perchè astratta, per non restarci soffocata dentro.
Con mio stupore, m'è rimbalzato in faccia, perchè in realtà ero già dall'inizio chiusa fuori.
E non è poi da tanto che ha smesso di farmi male, anche se oggi considero il fatto una grossa fortuna.
Ritrovare Milano in un cortile, al di là di un verde portone che si è schiuso, per me, sulla musica professionale, senza nulla chiedermi se non di mettermi in gioco e di far capire in cosa consista la mia particolare ricerca, è stato il più bel regalo che il tempo trascorso da allora potesse farmi.
Non solo per la musica, non solo per la gratuità del provino in presa diretta, dell'inserimento in data base e della valutazione cui la mia musica sarà sottoposta, nonchè dell'eventuale produzione che potrebbe nascerne. Non solo per questo, che già significa non poco (cioè: consentire un'esperienza di registrazione in uno studio professionale molto importante a quelli come me, che non hanno certo molte finestre aperte cui affacciarsi - o anche cui bussare - con le proprie creazioni, né abbastanza accidia addosso per rinunciarci). Non solo per questo, ma anche perchè, tornando ad affacciarmi dopo tanti anni a un portone milanese con tutt'altro spirito e tutt'altra materia nelle mani, posso finalmente dire a me stessa quel che penso del territorialismo sotto vetro che ha rimbalzato via la mia carriera di studiosa, la mia faccia e il mio cervello, che lavorava forte e volentieri.
Quel che penso è che il vetro luccicante di cui son fatte le campane di vetro del sapere territoriale, accattivante come quello dei grattacieli, è lo stesso di cui sono fatte le anguste vetrine delle gioiellerie. Dice, a chi sta fuori: guarda e non toccare. E a chi sta dentro riserva consolazioni piuttosto discutibili. Non invidio il successo dei geni dei grattacieli né rimpiango quello che sarebbe stato - alla meglio - il mio personale destino professionale ed esistenziale se avessi rinunciato a tirare il mio sasso, cioè l'angustia del lacchè moralista, in un'accademia asservita alla Real Politik.
Il punto è che la Città non è una gioielleria. Non lo può diventare sottobanco neanche agghindandola di vertiginose altezze di fogliame inaccessibile.
E oggi sono pacatamente lieta che la via Borsieri esista - anzi: resista - ad altezza d'uomo, così come l'ho vista, con il suo cortile dal portone verde al numero 41, e Il Cortile lì dentro, e i dehor, i bistro, i cani al guinzaglio dei loro padroni, gli alberi e la frutta esposta confidentemente sul marciapiede.
Via Borsieri, ancora bella e ancora viva. Per niente immune da contraddizioni, assediata e circondata da messaggi sotto vetro. E chi non lo è, oggi? Eppure, pacatamente umana e accogliente. Nonostante l'epoca che attraversiamo. Non è poco.
Ringrazio il fato per quest'esperienza musicale, per questo scorcio milanese scoperto continuando a camminare con i piedi per terra, lo scetticismo in tasca, il naso e le orecchie per aria, le piccole e robuste ali delle mie convinzioni sempre ben pronte a farmi frullare via, mi scappasse di nuovo qualche sasso in giro...
Ringrazio il fato e però anche la Fondazione Estro Musicale.
Grazie di cuore dei vostri intenti, per come li esprimete e per come vi ho visti metterli in atto. Grazie di ciò che ho potuto fare con voi.
L'assedio esiste. Resista chi vuole, chi può.
Resista come la via Borsieri.
Non è impossibile... Vero, Milano dei portoni?
Ps. Ah. Il resto che avrei da dire su questa esperienza, lo potete sentire con le cuffie e vedere in video qui (Daria e gli alberi) e qui (Vigi, Ballata in memoria) sul mio canale Vimeo, oppure direttamente in fondo a questo post.
Il terzo brano che ho proposto alla Fondazione Estro Musicale, Gabri, è stato pure videoregistrato, ma sarà disponibile su Vimeo solo tra un po' di giorni: il canale non mi concede spazio abbastanza, per questa settimana, e io non voglio di sicuro ridurre il formato dei video per guadagnare spazio, perchè perderebbero quella qualità di suono per me così... soddisfacente... e così... rallegrante! Un suono che è il regalo più bello de Il Cortile, della Fondazione Estro Musicale e della sessione condotta reciprocamente for free, ai fini che ho già descritto. Un suono che mi ha sorpresa, che non avrei mai indovinato di poter emettere, indipendentemente dai pasticci che ho combinato per l'agitazione. un suono che ho dato e che mi è stato restituito con una pienezza che da me, da sola, non avrei potuto gustare.
Basta sassi in faccia, ora. Giusto?